Settore dell’acciaio inossidabile: come valutiamo la situazione odierna e quali sono le principali differenze tra il 2021 e il 2006/2008?
Settore dell’acciaio inossidabile: come valutiamo la situazione odierna e quali sono le principali differenze tra il 2021 e il 2006/2008?
La richiesta di lamiera di acciaio nel primo semestre del 2021 è stata altissima, ma la carenza di materiale sta condizionando negativamente vari settori. Se a questo si aggiunge il frequente ritardo nei trasporti, la competitività dell’intera filiera produttiva appare evidentemente compromessa.
In merito alla situazione odierna della filiera produttiva dell'acciaio, abbiamo raccolto l’opinione di Alessandro Bettuzzi, Direttore Commerciale di OIKI Acciai S.p.A..
“Il fortunato triennio 2006-2008 sembra ad oggi molto lontano: allora, in un contesto sicuramente differente, gli operatori potevano scegliere dove approvvigionarsi e non c’erano particolari barriere. Il mercato era libero e non era sofferente dall’assenza di materia prima. La spinta speculativa di quel periodo era provocata dal Nickel, che aveva raggiunto i 50.000 USD, ed il prezzo distributivo si assestò a 4.10 euro/kg per la lamiera a freddo. Una chiusura troppo rigida avrebbe procurato forti turbative di mercato, mentre ora tutto questo si sta manifestando con estrema rapidità. Gli esponenti del settore dovrebbero convergere per la difesa degli interessi della Comunità Europea, che al momento sembrano però confusi. Tutte la parti sociali e le istituzioni dovrebbero essere più lungimiranti e rendersi conto che senza una regolamentazione chiara e tutele uguali per tutti, la valle della filiera e in particolare i nostri distretti industriali (i quali, sia detto per inciso, assorbono i prodotti e rappresentano la vera ricchezza del paese), perderanno rapidamente efficacia sul mercato. Le grandi attività industriali si basano sulla continuità di filiera, sulla stabilità nel medio termine, sulla programmazione e sull’efficienza e le prime avvisaglie di difficoltà si stanno già manifestando. Il più grande controsenso di questo momento così delicato e decisivo per la ripresa economica è che l’Unione Europea non pensi al mantenimento di condizioni favorevoli all’industria partendo dal presidio del mercato. Questo serve affinché non si creino divari troppo ampi e venga garantito un equilibrio di filiera con un prezzo che mette in una condizione ottimale di competitività le nostre industrie a livello internazionale. Si è impiegato un anno per creare le condizioni sanitarie necessarie alla ripartenza ed è stato approvato un recovery plan fondamentale alla ripresa. Ora sono al vaglio altri piani di sviluppo per recuperare almeno 5 punti di PIL. Nonostante negli ultimi 6 mesi si sia registrato un aumento del 77% sulle commodity dell’acciaio inox, la nostra spinta propulsiva non può subire battute d’arresto.“